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Secchi di tempo

Progetto artistico-culturale a cura di Pamela Napoletano

Regia, riprese e montaggio Andrea SartoriFonico di presa diretta Giacomo Vaghi

Questo progetto nasce da una visione: realizzare un’esperienza condivisa a Chiavenna in cui la tradizione viene rivelata in chiave contemporanea. Un atto performativo che vede per la prima volta il cittadino trasformarsi da spettatore passivo a protagonista, in prima linea, nella realizzazione di un’opera artistica.  
Via della Molinanca è l’emblema di un quartiere del centro storico di Chiavenna dove, fino al 1957, emergeva un canale d'acqua capace di alimentare una vivace quotidianità. Un tempo fiorente zona artigianale, da ormai 60 anni è un’area trascurata, emarginata. Il ricordo dei fasti di un tempo sopravvive solo nei racconti di chi ha conosciuto direttamente quell’epoca, testimoniando le difficoltà di un trascorso certamente non semplice e agevole, ma carico di vita.
L’arte, con la sua funzione sociale, vuole in questo caso “riportare l’acqua”, con tutto il suo bagaglio storico documentativo.L’operazione si è sviluppata per contrasti: passato/presente, silenzio/voci vivaci, colore/assenza cromatica, movimento/immobilità, bambino/anziano. L'intento è stato quello di creare un dialogo, un filo diretto indispensabile fra le parti. L'una necessita dell'altra per esistere.
Secchi di tempo | Progetto artistico culturale per il territorio di Chiavenna | 2017 | 19 min
L'azione si è svolta in tre momenti. I primi due momenti sono stati filmati da un team di professionisti (Andrea Sartori e Giacomo Vaghi) e hanno permesso la realizzazione di un video presentato in occasione del terzo e ultimo momento.
1 - Performance artistica | Quasi 200 bambini delle scuole elementari, uno per volta, hanno riempito secchi,diversi e colorati, per riportare il vecchio canale nella sua posizione originale in via della Molinanca (anche se solo metaforicamente). Si è creata così un lunga fila multiforme e variopinta, a rappresentare la varietà delle emozioni e dei vissuti che sono emersi. A fine giornata, un'anziana testimone storica ha avuto il compito di liberare la storia dalla polvere degli spazi in cui era rinchiusa da tempo. Ha svuotato ogni singolo secchio, permettendo all'acqua di scorrere di nuovo lungo la via. Il rigagnolo così creato, carico di racconti e vissuti, ha continuato il suo percorso, libero di andare ovunque trovasse qualcuno disposto ad ascoltarne il racconto.
2 - Raccolta delle testimonianze storiche | Alcuni anziani che hanno vissuto in prima persona il fermento della quotidianità legata al vecchio canale, hanno condiviso esperienze, aneddoti, poesie, canti. Immersi nella realtà caratteristica della via, i loro ricordi sono venuti a galla spontaneamente. Ogni angolo, ogni sasso, ogni rumore, ha destato memorie sedimentate nel tempo.
3 - Presentazione del progetto e proiezione del video realizzato |  Il terzo momento è stato condiviso presso il Teatro della Società Operaia di Chiavenna. Dopo la mia presentazione del progetto, è stato proiettato il video in un clima carico di emozioni. I bambini hanno gioito nel rivedersi, gli anziani carichi si sono inorgogliti (increduli "per essere stati protagonisti alla loro età"), chi ha collaborato e sostenuto l'iniziativa ha tratto gratificazione. La serata si è conclusa con un brindisi collettivo, anche se a ubriacare sono state forse di più le emozioni vissute durante tutto questo progetto.

Acqua, meetings the artist


ARTIPASTO 2023 Evento artistico-culturale promosso dal Comune di Bregaglia (CH), in collaborazione con il Comune di Chiavennapresso Palazzo Vertemate Franchi (Piuro)

Partecipo a questo evento con due interventi pensati e realizzati partendo da un dialogo aperto con questo incredibile luogo. Un luogo con un'identità forte e dominante ma, allo stesso tempo, ricca di fragilità e mancanze. Queste assenze, frutti inevitabili dello scorrere del tempo, sono racchiuse in ogni sasso caduto, in ogni segno cancellato, in ogni spazio svuotato, in ogni memoria persa: da queste parte il mio dialogo e la mia interpretazione. Ascolto l'eco del passato, osservo le tracce rimaste e provo a riempire le parti mancanti e perse. Come un racconto tramandato, con un inizio certo, la storia non ha mai fine in quanto viene raccolta, plasmata e proseguita da coloro che l'ascoltano, la vivono e a loro volta la proseguono trasmettendola ad altri. 

"In origine, un abbaccio" (installazione site specific in dialogo con la peschiera)Si tratta di un'installazione che ha un denominatore comune con il mio progetto del 2017 "Secchi di tempo": l'acqua.L'acqua è sempre il punto di partenza, il pretesto e lo è in quanto metafora di "legante" territoriale e soprattutto di "raccoglitore", attraverso il suo scorrere, di memoria. In questa occasione ho voluto però enfatizzare un'altra sua caratteristica fondamentale: l'acqua è il nostro primo luogo di nascita. Che sia il brodo primordiale o il liquido amniotico, la vita è sbocciata in essa.Eppure, per compiere questo meraviglioso, l'acqua ha bisogno di un incontro, di un abbraccio: quello col calore del sole.Ed ecco qui, nella mia opera, rappresentato questo connubio generativo.
Esposizione nella cantinaHo pensato di allestire in questo spazio due opere: la prima (composta da 10 pezzi) e un grande dipinto su tela.Le 10 cornici racchiudono 10 fotografie dei pochi, sbiaditi, dipinti che costeggiano la peschiera nel giardino esterno. Si tratta di scene senza una lettura precisa (essendo persa quasi la totalità della rappresentazione) ed è proprio questa caratteristica mancante che mi ha dato lo stimolo di completarle con un mio intervento pittorico. In totale libertà e in modo giocoso ho voluto continuare il racconto suggerito (sussurrato) con una bizzarra soluzione contemporanea, scegliendo una stampa in bianco e nero per amplificare ancora di  più il contrasto estetico e di senso.
Il grande dipinto, invece, stravolge ogni logica razionale e vuole mettere in relazione la forte identità del Palazzo Vertemate Franchi con un'altra altrettanto forte e dominante presenza in Val Bregaglia: quella del Pizzo Badile. Propongo la maestosa montagna in una immagine completamente ribaltata, a testa in giù, vestendola di toni caldi, fra il rosso, magenta e pigmenti fluo; poi trasformo le sue linee, le animo in una svolazzante processione di anime che convergono al centro, nel cuore della montagna. E' qui che si conclude il racconto, è qui il senso di ogni cosa, racchiuso in una romantica metafora. La memoria, la storia,  tutto ciò che ci circonda e ci viene tramandato può essere raccolto e fatto rinascere attraverso il filtro del nostro personale sentire purchè le parti in relazione (passato e presente) convivano in un rapporto di reciprocità, rispetto, apertura e amore, l'uno per l'altro.

1976 - ...  [semi mai nati]




Questo è un progetto in divenire, creato all'interno del ciclo "Humancactus" iniziato nel 2019.
Ogni anno della mia vita realizzerò un seme umano la cui identità più autentica non si è mai potuta esprimere: il loro destino è stato segnato e imposto violentemente tanto da costringerli ad una forzata metamorfosi per poter sopravvivere. 
Come le spine dei cactus che un tempo lontano erano foglie (cambiate nei secoli per potersi adattare alle difficili condizioni ambientali) , così l'essere umano cresciuto in situazioni culturali, politiche e religiose castranti e moraliste, è spesso costretto a tacere la sua voce, a nascondere le proprie idee e a rinunciare ai suoi slanci caratteriali. La violenza, ahimè spesso fisica e psicologica, annulla ogni traccia di quel sé più puro, trasformando l'individuo in una figura inaccessibile e innaturale. Ogni seme vuole rappresenta una metafora di una condizione di ingiustizia che vuole l'annullamento dell'identità personale al cospetto della finzione e del sopruso.










Leave me a message

"Leave me a message" è un'installazione composta da tante scatole vuote e tanti visi dipinti. Quest'ultimi non hanno nome né alcun riferimento ma custodiscono una storia, un racconto nascosto nei loro sguardi o in alcuni particolari. Invito il fruitore ad osservare questi personaggi e cercare fra di loro qualcosa che incuriosisce, qualcosa che assomigli a qualcuno o che faccia venire in mente un attimo, un ricordo, una parola, una confidenza. 
Dopo aver scelto una scatola, chiedo all'osservatore un ulteriore passo, forse più difficile: aprirsi nei confronti dello sconosciuto e lasciargli un messaggio frutto dell'emozione percepita nel momento della scelta. 
Che sia un semplice saluto o qualcosa di più intimo, non importa: rompere il muro della diffidenza, vanificare la paura a lasciarsi andare o a relazionarsi con le persone, questi sono i miei obiettivi.
L'idea conclusiva sarebbe quella di rendere l'installazione itinerante, allestirla cioè in diverse città, da nord a sud. Alla fine del tour, i biglietti raccolti in ogni scatola sarebbero letti ad alta voce al pubblico, all'interno di un'esposizione e sarebbero testimonianza di slancio e umanità (nel bene e nel male).